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"MOSTRA PERSONALE DI SCULTURE E RAMI"
"Catalogo “La capannina dei Porfidi”
di MICHELE BIANCALE
Roma 1957
Conobbi lui e presi i primi contatti con la sua scultura tre anni fa a Frosinone, dove vive e insegna, in una di quelle mostre locali che hanno un solo destino: quello di non lasciare traccia di sè.
Ma capii subito che non si trattava dell’arte di un ciociaro. Giambelluca è infatti un giovine siciliano trapiantato in Ciociaria per necessità pratiche: ma non è da immaginare che da codesta dimora anche lunga possa nascere un innesto ideale.
Capii anche le oscillazioni del suo gusto come si rivelavano in opere nelle quali un realismo pungente si alternava con idealità plastiche di volume.
Il meglio di tali esperienze, talvolta persino opposte, fu in quella Maternità che figurò nella mostra dell’Arte nella Vita del Mezzogiorno a Roma. Dirò che anche tale plastica bloccata di cui l’artista dette una prova anche migliore in un Nudo di donna legatissima poteva considerarsi superata. E mi sembra che l’artista l’abbia capito, perchè nello studio di testa di ragazzo in terracotta il Giambelluca si è avviato verso un Neo-
Ma ciò che allora mi dette la certezza che Giambelluca non era ciociaro fu qualche suo bassorilievo in cui si rivelava chiaramente la tradizione sicula.
Ed ecco che in questa mostra l’artista ci presenta alcuni sbalzi su rame lucido come l’oro. Si tratta di rami battuti punto per punto con curanze varie che di colpo prendono sicurezza di stile.
Le forme animali si compongono e si iscrivono come meglio non si potrebbe nell’orbe rilevato come in una medaglia arcaica. Giambelluca ha trovato se stesso.
La lastra di rame corusca porta il segno del martello preciso che all’orecchio dei frusinati deve sonare nelle albe, come un doppio di campane.
Ho detto innanzi dell’impossibilità di un innesto siculo-
MICHELE BIANCALE