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“TERRITORI” rivista quadrimestrale
"Un ricordo dell'artista scomparso"
di LUBIANA CIANCIULLI
Anno XVIII maggio -
Frosinone
Non è facile e neanche semplice delineare compiutamente la fisionomia di un artista; di un uomo che, per innata vena creativa, per ammirevole impegno e costante disciplina, si è fatto e si fa Uno con l’arte.
Le vicende biografiche e la copiosa produzione di opere sia grafiche che pittoriche o che siano esse sbalzi in rame, aiutano, soltanto in parte, a spiegare e a chiarire la genesi e la significazione di un Maestro nel campo della scultura.
“Mio figlio, da bambino, si arrampicava sui monti siciliani di lsnello, seguito dai suoi piccoli compagni di giochi e tornava a sera con il suo bottino d’argilla per plasmare figure, immagini”. Così, la madre dell’artista mi diceva diversi anni fa quando ebbi l’occasione di incontrarla e di conoscerla.
Educatosi alla più pura tradizione artistica italiana, Pietro Giambelluca sperimenta ed esprime in tutte le sue opere ed eminentemente in quelle di scultura, un sentimento intensamente e fortemente umanistico dell’arte, intesa come autonomo e libero valore delle forme; ed egli si pone Unico (unus coesus), nel suo tempo, al di là di ogni limite di retorica di scuola, spaziando in un vasto orizzonte di temi concreti ed attuali, assorbibili anche alla più alta sfera dell’assoluto.
Colpisce, in chi ha la ventura o il privilegio di “dialogare” con una sua opera, quella mimesi del reale, quella corrispondenza tra realtà e rappresentazione artistica che rimanda ad un indefinibile luogo dello spirito ove l’eterno io viandante si proietta nella ricerca di una più edificante umanità.
Schietto, umile, sincero, riservato, ma a volte brusco, ombroso e imprevedibile, Pietro Giambelluca esplicita, così, l’optimum delle convergenze, lo status vitae tra passato, presente e futuro.
L’arte non irride e non inganna.
L’Ars è tecnica, è recta ratio, è conoscenza di regole attraverso le quali si possono fare, produrre delle cose; sì, ma l’arte è anche e soprattutto libertà, innovazione, essenza, unità personale pregnante, dono, naturalità, gratuità, passione.
Moltissime sono le opere del Giambelluca, sia private che pubbliche, e tutte sono frutto di una lunga, infaticabile attività lavorativa. Esse vanno dalle opulente maternità in terracotta, quasi primordiali anfore votive, alle snelle e delicate figure di adolescenti in bronzo; dal mitico amplesso della Leda con il cigno, al robusto e forzato abbraccio dei Lottatori; dai bizzarri capricci di giovani puledri, agli intrecci di volatili tesi all’infinito; dai volti ieratici dei santi ai ritratti della moglie, dei congiunti, degli amici; dalle bibliche formelle dei portali delle chiese ai ceselli dei tabernacoli; dai meditati monumenti ai caduti alla fiera e commossa dignità della bellissima Madre Madonita; dalle “via crucis” al volto del Risorto...
Il tutto non è che equilibrio, armonia, dinamica fantasmagoria di curve, di spazi, di linee, di luci. E il tutto è arte e l’arte è storia, memoria, sintesi, pensiero creante, vita.
LUBIANA CIANCIULLI