Menu principale:
LE POESIE DI DON BROCCHI
INSEPARABILE AMICO DEL MAESTRO
Grazie alla collaborazione di Massimo Brocchi, nipote del verolano Don Mario Brocchi, sono stati rinvenuti importanti documenti che testimoniano il bellissimo rapporto di sincera amicizia che ha legato il Maestro al noto Parroco.
Don Mario Brocchi nacque a Veroli il 6/1/1922 ed ivi è deceduto nel lontano 19/3/1985.
Sacerdote della chiesa di San Paolo di Veroli era amante d'arte: ammirava tantissimo il Maestro e le sue geniali opere d'arte. Suonava il pianoforte e cantava. Negli anni sessanta istituì a Veroli la "Scuola Cantorum" con la quale si esibiva in veri e propri concerti.
Don Mario Brocchi ha scritto innumerevoli versetti e poesie.
Amava la cucina e nella sua bellissima casa baronale che domina in un punto alto e panoramico della città di Veroli, molti ricordano, oltre al bellissimo giardino con l'ampia scala, un profondo forno a legna che veniva spesso usato per la cottura della pizza, del pane e per la cucina di polli, abbacchi e patate poi serviti ai commensali dalla sua Perpetua.
Ebbene, era consuetudine che in occasione delle serate trascorse in casa della prof.ssa Salimei, anche in compagnia delle rispettive famiglie, Don Mario Brocchi scrivesse versi e brevi periodi con rime baciate in perfetta sintonia.
Tra queste la poesia che di seguito è riportata in copia autentica scritta dallo stesso Don Mario con la sua "Olivetti 33", che è piena di sottintesi e di simpatiche osservazioni sugli invitati della sera del 7 dicembre 1982 per festeggiare il congedo dalla scuola "Luigi Pietrobono"del Maestro ed a lui dedicata.
Di seguito anche alcune opere della collezione Brocchi.
In particolare, si tratta del ritratto bronzeo raffigurante Don Mario Brocchi realizzato dal Maestro Giambelluca nel 1980; di un rame sbalzato del 1982 raffigurante "amazzone a cavallo" ed una litografia bicolore (bianco e nero) del 1974 dal titolo "Bellezza".
All'amico Prof. PIETRO GIAMBELLUCA
in occasione dell'addio dalla Scuola
°°°°°°°°°°°°°°°
Prìa de l'ultimo conflitto
c'era stata una promessa.
Ma, caduto in gran "despitto"
fu da Pietro alfin soppressa.
Non volea, inutilmente,
sprecar tempo e la moneta.
Ce lo disse chiaramente:
"Aspettiamo l'acqua cheta".
Son passati cinque mesi!
Lunga attesa -
Ora i nervi son distesi
ed appare molto fiero
il Maestro pensionato,
che si gode l'arte e il mondo,
tutto allegro e spensierato:
è felice ed è giocondo.
Solo noi siam rimasti
poverini a tribolare,
tra litigi e tra contrasti,
a decidere e votare.
C'è chi è tutto solidale
al programma presentato;
c'è chi, invece, n'è rivale,
ma -
Colpa fu del gran rifiuto
di qualcuno un pò furbetto,
e di chi non è venuto
per non essere sospetto.
Ad un tratto, all'improvviso,
mentre c'è la discussione,
arrivar vedo un avviso:
"Fa la tua programmazione
pe' 'na splendida grigliata
da offrirsi a pochi amici
nella solita casata,
dove tutti son felici".
Il programma fu varato.
Ma, nel giro di tre giorni,
il menù fu, ahimè, cambiato
e nei primi e nei contorni.
Or vogliamo ricordare
PIETRO, il grande amico artista;
lo vogliamo festeggiare
su per giù con questa lista:
Cuoceremo gli spaghetti,
per aprir lo stomachino,
ma soltanto pochi etti
per lasciare il posticino
al polletto in gelatina,
preparato con gran cura
dalla Biagi sopraffina,
ch'è la cuoca più sicura.
Chiuderem col GRANDE ABBACCHIO,
con patate e l'insalata;
quindi il dolce col pistacchio
ed, infine, una cantata.
Il menù testè annunciato
della casa la regina
l'ha da sola preparato
fin dall'alba: stamattina.
La Giulietta, chiacchierina,
è saltata giù dal letto:
era l'ora mattutina!
Il Dottore, poveretto,
s'è destato all'improvviso.
Dal rumore disturbato,
s'è lavato svelto il viso ,
poi la moglie ha salutato.
Tutta sola, indisturbata,
ha sbucciate le patate,
ha poi scelta l'insalata,
e le griglie ha sistemate.
E' arrivato a una cert'ora
il fidato braccio destro
della nobile signora:
l'illustrissimo Maestro,
che, arrotato il suo mustacchio,
mette tosto il grembiulone
e ti spezza quell'abbacchio
con un largo coltellone.
Lo condisce, lo profuma
con il verde rosmarino.
Mentre allegro ride e fuma
e si gusta un caffettino
Lo rimesta e lo risala.
La Giulietta grida lesta:
"Che serata di gran gala;
mamma mia, che bella festa!"
S'è di vostro gradimento
beh! Non fate complimenti;
ma mangiate -
senza far tanti commenti.
Sol vorrei proporre a ognuno
qualche volta di cambiare
questa sede del raduno
sia per bere che mangiare.
Nel vederci spesso entrare
dentro casa Salimei,
ci potrebbero tracciare
quali ingordi Epicurei.
Anche in picciola stanzetta,
pur seduti in seggioline,
gusteremmo una cenetta
con due fritte patatine.
+
+ +
Già in altre occasioni
ho parlato dei Colleghi.
Senza far ripetizioni,
or convien che io dispieghi
le grandi ali della Musa
su alcuni dei presenti.
Ve li cito alla rinfusa,
rivolgendo i miei accenti.
Tra i primi io vorrei
salutare cordialmente
i due coniugi PAGLIEI.
Farlo voglio legalmente
senza trucchi, senza inganno.
Se lanciassi qualche strale,
apportando offesa e danno,
andrei dritto in tribunale.
Altri illustri convitati
sono i coniugi FELICI.
Sono molto fortunati:
del Dottore sono amici.
Finalmente è giunta l'alba
d'occupar la Presidenza
per la nobile Rosalba,
donna piena d'esperienza!
Or rivolgo il rimario
all'esimio don Ferruccio,
illustrissimo Primario,
che mi appare palliduccio.
Mentre, a fianco, Nicolina,
la distinta nobil donna,
brilla come una stellina,
forte è come una colonna.
Se tu ancora non riesci
a scoprire un'altra coppia
te lo dico: sono i PESCI,
una coppia che non scoppia!
Altro illustre convitato
è l'amico Angelino,
che il Comune ha disertato,
per trovarsi a noi vicino.
Or torniamo al festeggiato,
nostro amico illustre e caro.
Sia da tutti ringraziato
per l'abbacchio e per l'amaro.
Pur essendo pensionato,
compi opre belle e rare;
pur essendo conturbato,
tutti noi non scordare.
Sempre uniti per la vita
manteniamo l'amicizia:
sia di rese ognor fiorita,
pien di gioia e di letizia!
:::::::::::::::::
CASA SALIMEI
(Don Mario Brocchi)
7 dicembre 1982